La Chiesa Madre di Oriolo, dedicata a S. Giorgio M., è inserita nella struttura urbanistica del centro storico e, insieme al castello medievale (XI sec.), è catalogata fra i monumenti nazionali dal Ministero dei Beni Culturali. I leoni posti a guardia della porta centrale sono del 1264, per come indicato dal prof. Bonelli della Università di Roma. Il primo impianto dovrebbe risalire, quindi, al periodo normanno-svevo, quando si impose alle popolazioni e al clero di rito latino. Ma il problema non è tanto conoscere l’anno della sua fondazione quanto il ruolo che ha rivestito nei secoli come centro di religiosità e, perché no, come punto di riferimento storico-politico. Nel 1530, il 22 maggio, proprio dentro questa chiesa, alla presenza dei Regi Ufficiali, del Luogotenente della Camera e Reggente del Collaterale Consiglio, fu solennemente riassunto il privilegio con cui re Ferdinando dava a Roberto Sanseverino poteri giurisdizionali su questa ed altre terre.
La chiesa di S. Giorgio fu poi al centro della rivolta del 1647: infatti in essa si asserragliarono i rivoltosi quando assediarono il castello. Ci ricorda il Toscano che “i Popolisti adattarono a prendere per loro sicuro posto il Campanile della chiesa, che gareggiava all’altezza delle finestre del castello e, non potendo uscire nel piano di S. Giorgio per entrare dalla parte della Madre Chiesa…, fecero nuova porta dall’altra parte di dietro, che corrispondeva all’Altare Maggiore…”. (ms Toscano 1695).
La memoria storica non ci interessa solo dal punto di vista aneddotico, ma soprattutto per ricostruire il primo piano della chiesa che, quindi, aveva un campanile alto quanto il castello. D’altra parte l’esistenza di esso è verificata non solo dai resti, ma anche da una breve epigrafe in lingua oriolese del seguente tenore: “Quistu camp. comp. sub. A.D. MCCCCLIIII “(1454). L’elenco degli Edifici Monumentali del Ministero dell’Educazione Nazionale, riporta alla voce Oriolo: Chiesa arcipretale di S. Giorgio Martire, al corso V. Emanuele, per gli avanzi dell’antica torre campanaria in pietra vista (sec.XV). Molti sono i pezzi d’arte conservati nella chiesa; in particolare lo stiacciato di scuola donatelliana del XV sec.su lastra di marmo bianco scolpita a bassorilievo che riproduce un prospetto templare con fornice cassettonato…, in basso una pseudo mensola, postuma, con scudo centrale della famiglia del Duca di Torremaggiore, padre di Donna Costanza Di Sangro del Carretto sposata ad Aurelio Pignone del Carretto, il marchese di Oriolo.
Non si possono tralasciare altre due opere: la Madonna del Gaggini, datata 1581, e il bassorilievo con la visione di S. Francesco d’Assisi del 1400 sulla facciata principale. Di quest’opera meraviglia la fedeltà all’agiografia di Tommaso da Celano che fu il primo biografo del “poverello d’Assisi”. Il bassorilievo ci presenta il Cristo con quattro ali, poggiante sul teschio di Adamo, che dà le stimmate a S. Francesco, mentre frate Leone sorregge il libro della Regola francescana. Sono da ricordare ancora: l’organo di metà settecento che la tradizione orale vuole donato dalla regina di Spagna alla chiesa e i due campanoni (uno del 1637 e l’altro del 1926, donato dalla Confraternita di S. Giorgio). Non si possono elencare e descrivere tutti gli altri pezzi o gli argenti patrimonio della parrocchia. Si farebbe però un torto all’arte se si dimenticasse l’altare di legno, in stile barocco, recuperato nel 1976 dall’Assessore alla cultura del comune di Oriolo.
Fecero parte del recupero la campana del 1777 di S.Maria delle Grazie, la fontana del pellegrino, l’Ecce Homo in terracotta del ‘700, i pezzi dell’ara del 1798, che oggi sono stati sapientemente ricomposti. I pezzi provengono tutti dal Convento dei Cappuccini, che conserva la pala con il tabernacolo madreperlato, sormontante l’ara costruita da frà Domenico da Oriolo e da frà Francesco da Castrovillari. Ai lati dell’altare maggiore erano posti due altarini, oggi all’ingresso di questa chiesa, anch’essi di arte barocca di pregevole fattura e contenenti frammenti di ossa di S.Cecilia, S.Adriano, S. Margherita, S. Felice, S. Giulio. La rimozione del pavimento, durante i lavori di restauro, ha dato alla luce i resti della vecchia chiesa, in particolare si ritrovarono: i pilastri basali medievali, tracce perimetrali di età coeve e d’epoca successiva costituite da elementi in cotto,cripte tombali di notevole ampiezza. La parte architettonica ritrovata ci fa capire che la chiesa era organizzata in Cappelle. E’ opportuno citare quelle di S.Giovanni Battista, del S.S. Sacramento, molto ricca, e di S.Maria degli Angioli. Gravitano intorno alle Cappelle le Congregazioni e le Confraternite di S.Michele e Pietà di Maria, S.Maria, S.Giuseppe e S.Carlo, del Pio Monte dei Morti,e le Confraternite di S.Giorgio e di S.Maria del Suffragio. Ritornando al manufatto, c’è da aggiungere che venne ingrandito a fine settecento; sul portale esterno laterale troviamo scritto: “Hocce templum vetustate disiectum temporum minime secundis flagrans populi oriolani cura magnificentus edificare coepit A.D. MDCCDXCIII” (Questo tempio diruto dal tempo poco favorevole l’appassionata premura del popolo oriolano iniziò a ricostruire l’anno del Signore 1793).I lavori continuarono per tutta la metà dell’800 e non furono mai ultimati. Non si completarono il campanile e la cupola.I lavori di restauro, finanziati in massima parte dal Ministero dei Beni Culturali e per interessamento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Oriolo e del Sindaco,sono stati sapientemente curati dall’arch. Fulvio Terzi della Soprintendenza di Cosenza. La chiesa di S.Giorgio è tornata così, ai suoi vecchi splendori.
del Prof.Vincenzo Toscani —
— a cura