SALONE DELLE BANDIERE

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il salone delle bandiere lungo circa 12 m e 56 cm e largo all’ingresso circa 5 m e 27 cm. Sula parete frontale

campeggia il gonfalone del palio federiciano. L’affresco, che raffigura Federico II Stupor mundi, il castello di Oriolo e il convento di S. Maria del Sagittario, ricorda una donazione del 24 aprile 1221. In questa data l’imperatore donò ai monaci Cistercensi di S. Maria del Sagittario parte della sua foresta, che possedeva nel territorio della città di Oriolo. Era allora feudatario di Oriolo Ruggero de Amicis, Gran Giustiziere della Sicilia “ultra flumen salsum” cioè nella parte occidentale dell’isola e capitano della Sicilia e della Calabria. Il de Amicis, poeta della Scuola Siciliana, nel 1246 partecipò alla congiura di Capaccio contro Federico.

A sinistra del gonfalone si nota lo stemma dei Pignone del Carretto, datato 1871. È lo stemma più completo della Casata, i cui membri erano Principi di Alessandria, duchi di Pontelandolfo, marchesi di Oriolo, marchesi di Lupara, marchesi di S. Dano, con predicato di Farneto e Castroregio.

Sulle pareti e pendenti dal soffitto le bandiere hanno un riferimento storico sulle contrade di Oriolo.

Bandiera della contrada Carfizi-Valle: Un olmo verde su sfondo bianco. Era l’albero della libertà, piantato nel triennio giacobino 1796-1799. Nel 1799 fu proclamata la Repubblica napoletana e molti paesi, esultando per la caduta dei Borbone, piantarono a ricordo un olmo nella piazza principale del paese.

Contrada Terra: un castello d’oro con tre torri su sfondo azzurro. Ricorda l’assedio della città fortificata e del Castello da parte di Ruggero II d’Altavilla nel 1129.

Contrada Fontanella: una fontana con zampillo d’oro su sfondo rosso.

Contrada Piedarmi: due alabarde rosse incrociate su sfondo verde. Ricorda l’assedio dei francesi dell’aprile 1528. Durante la guerra fra Francesco I re di Francia e Carlo V imperatore, i Francesi, scesi in Italia sotto il comando del generale Odette de Foix visconte di Lautrec, non potendo espugnare la città fortificata di Oriolo con le armi, la cinsero d’assedio, costruendo anche un accampamento sul prato di contrada Seggio. L’assedio durò 25 giorni senza che le porte della cittadella fossero violate dagli assedianti, che abbandonarono l’impresa. L’esito dell’evento sembrò talmente inaspettato da far ritenere ai cittadini di Oriolo che fosse intervenuto il loro protettore S. Giorgio. Secondo la tradizione il santo della Cappadocia aveva dato il “piedàrmi” alla cavalleria francese, che desistette dall’impresa. Le due alabarde simboleggiano i due eserciti, quello francese e quello spagnolo, il prato verde indica l’accampamento.

Contrada Croci: una croce bianca su sfondo rosso. Ricorda il “Calvario” con tre croci, eretto dopo la fondazione del convento dei Cappuccini a metà Cinquecento. Il convento, che fu sede di studentato e teologato, sopravvisse alla bolla di Innocenzo X ma fu soppresso in periodo napoleonico. Ripristinato nel 1822, fu poi venduto. Una frana di vaste proporzioni ne determinò il crollo. Da questo convento diruto furono salvate dall’assessore alla cultura del 1976 delle opere d’arte di notevole valore, compreso l’altare ligneo barocco con tabernacolo madreperlato. Tutti i reperti sono oggi conservati nella Chiesa di S. Giorgio martire di Oriolo.

Bandiera dei Pignone del Carretto. È uno scudo di forma sannitica con arma d’azzurro alla fascia d’oro, accompagnata da cinque pigne dello stesso, tre in capo e due in punta. È l’insegna del casato dei Pignone del Carretto, possessori di Oriolo dal 1552 per la vendita del feudo da parte della Regia Camera di Carlo V a Marcello Pignone, presidente della Sommaria.

Nella parete limitrofa alla porta d’ingresso campeggia una gigantografia di Giuseppe Pignone del Carretto, nato nel castello nel 1813 e sindaco di Napoli quando Garibaldi entrò in detta città. Giuseppe Pignone, dopo la fuga del re a Gaeta, facendo uso delle sue capacità diplomatiche, riuscì ad evitare la guerra civile come ricordato dai libri di storia.

Una scaletta con dei gradini in legno fa accedere alla torre normanna. La porta è postuma, dato che l’unico accesso avveniva dal piano militare. Per parecchio tempo la sala fu sede della Pretura del Circondario di Oriolo e del Comune.