Oriolo: San Giorgio e San Francesco

Tutti gli anni, il 23 e il 24 di Aprile, si celebrano in Oriolo le feste patronali di S. Giorgio martire e del grande taumaturgo S. Francesco da Paola. Il culto di S. Giorgio venne importato in Oriolo nel periodo normanno e si consolidò soprattutto nel ‘600. Era ed è titolare della chiesa madre a Lui dedicata da sempre. Notizie certe e documentate sulla titolarità di S. Giorgio su detta chiesa si riscontrano in un manoscritto del 1695 che cosi recita: ” V’è una chiesa Parrocchiale solamente, che sta nel mezzo della Piazza, sotto il titolo di S. Giorgio, collocata sotto il Castello… ” . La famiglia Pignone del Carretto, che dominava Oriolo dal 1552, aveva una salda devozione al Santo di Cappadocia e, in occasione della festa annuale, mandava gli uomini del “Battaglione ” di scorta al Santo. Il Battaglione assoldato dal Principe di Oriolo nel 1604 constava di cinque soldati a cavallo e venticinque “Pedoni”. Probabilmente la presenza dei soldati era dettata anche dalla necessità di salvaguardare la statua d’argento portata in processione.

La tradizione della scorta al Santo ancora è conservata e, il giorno della festa patronale, la ” Guardia ” di S. Giorgio marcia davanti la statua per l’intera processione.

Le feste patronali sono precedute dalla fiera della vigilia. Anche la fiera è una tradizione cinquecentesca. Intorno al 1560 Narcello Pignone, primo marchese di Oriolo e presidente della Regia Camera della Sommaria, in occasione della festa di S. Giorgio e poiché partecipavano ad essa ” molte persone convicine e forastieri”, concesse “molte indulgenze”. Soprattutto si ” degnò ” di abolire le franchige? Nella compravendita di oggetti o masserizie durante i due giorni precedenti la festa. Lo stesso privilegio era in vigore anche nei due giorni successivi . In Oriolo la festa di S. Giorgio ha tradizionalmente richiamato molti devoti soprattutto di origine italo-albanese.
I profughi d’Albania, con beneplacido Di Carlo V, si insediarono nel Sud d’Italia e fondarono delle colonie anche nel territorio oriolese, una in contrada S. Percopo detta poi Farneta, l’altra chiamata Castroregio. I discendenti di Giorgio Castriota Scandenberg avevano una spiccata devozione a S. Giorgio e la conservano tanto che ancora oggi, ma massicciamente anni addietro, molti devoti partecipavano ai riti liturgici ed alla processione, vestendo i preziosi costumi albanesi. Una delle tradizioni più solide è la presenza dei “sunacchiari” (suonatori di cornamuse) che seguono costantemente la statua del Santo, diffondendo nenie che ricordano il passato e i monti coperti di neve. La processione, che si snoda innanzitutto per le vie del Centro storico (la Terra) ed annunciata dalla Guardia dell’ Ottocento , è aperta dal “giocatore del Palio”. Un dèvoto riesce a fare piroette con una pertica di quattro metri, ricoperta da un panno, una volta con l’immagine di S. Francesco da Paola, sormontata da un globo su cui svetta una Croce barocca . Dopo la banda ed a ridosso della statua settecentesca, una volta d’argento (1695), marcia il secondo gruppo di “guardie” indossanti l’uniforme spagnola tipica del 1595.

 

Ancor più solenne e partecipata è la festa di S. Francesco da Paola , che si celebra il 24 Aprile di ogni anno e, quindi, il giorno successivo ai festeggiamenti del Santo Patrono. S. Francesco da Paola è il santo protettore di Oriolo anche se, a fine seicento, venne eletto Patrono di Oriolo. Per i devoti del Santo calabrese il momento clou è l’esposizione e il bacio dela reliquia del Santo , conservata in un reliquiario d’argento degli inizi del settecento. Le modalità della festa di S. Francesco sono le stesse di quelle per S. Giorgio.

Durante la Messa “cantata”, celebrata solennemente, è presente il sindaco o suo delegato con il Gonfalone municipale, a ricordo di un atto notarile di fine seicento con il quale si stipulava quanto segue: durante i festeggiamenti di S. Francesco l’Università di Oriolo si impegnava a donare al convento degli Osservanti venti carlini e ceri bianchi.In cambio i frati consegnavano, solo in occasione della festa, la reliquta di S. Francesco affinchè venisse onorata pubblicamente. Detta reliquia fu regalata a padre Dionigi Colomba del convento di Oriolo da Caterina dei Medici, regina di Francia. Concomitante alla Messa solenne, cui partecipano le due “guardie”, è l’asta (incanto) di tutti i doni portati dai fedeli: masserizie di vario genere, prodotti della terra, generi alimentari. Tradizionalmente si offre a S. Francesco l’agnellino a ricordo della pecora “Martinella”? Salvata dal Santo. La massa però partecipa alle spese necessarie per la festa con contributo in danaro. Ancora è vivo il ricordo e l’immagine delle statue settecentesche dei Santi ricoperte interamente di dollari e di monete italiane da parte dei fedeli. Anche la processione della festività del Santo della Carità, annunciata dal campanone del 1600, si snoda inizialmente per le vie del Centro storico e poi attraversa la parte nuova del paese. Portato a spalla sulla base barocca dorata, il Santo viene fermato davanti a ogni porta al fine di benedire la famiglia domiciliante. All’altezza del vecchio Mercato è lanciato “il pallone”, una mongolfiera di dimensioni ridotte su cui è dipinta l’immagine del Santo del giorno. Dalla riuscita del lancio si traggono auspici per i raccolti dell’anno successivo. Soprattutto la processione legata al culto di S. Francesco e ricca di fedeli che, per devozione o grazia ricevuta, seguono la statua a piedi nudi, cantando le antiche arie religiose in dialetto oriolese. La processione termina a notte inoltrata e culmina nel saluto ai Santi protettori con un lungo applauso, mentre i portatori della statua girano la stessa più volte, come se il Santo festeggiato rispondesse al saluto dei suoi fedeli.

il lancio del pallone

Lancio del pallone